Scopri l'arte del vetro

Il vetro storicamente si ottiene dalla sabbia o da minerali in pezzi, come arenaria e quarziti per quanto riguarda i silicati, e dalle ceneri di combustione di vegetali o dalla soda minerale per quanto riguarda gli alcali: i gusci delle conchiglie naturalmente presenti nelle sabbie forniscono il componente calcico necessario per rendere il vetro meno solubile in acqua. I componenti secondari sono vari ossidi, metallici o minerali aggiunti per modificare la colorazione del vetro.

Soffiatura

La tecnica della soffiatura ha rivoluzionato la produzione degli oggetti in vetro permettendo una maggior velocità di lavorazione e quindi alla diffusione dell’uso degli oggetti in vetro.

Il maestro vetraio dopo aver disegnato una bozza dell’oggetto, allo scopo di definire le proporzioni, preleva con la canna un bolo di vetro dalla fusione e la mantiene in rotazione su una piastra metallica, detta “bronzin”. Questa fase è molto importante per la successiva soffiatura perché conferisce al vetro le caratteristiche di compattezza ed omogeneità necessarie per la corretta distensione delle pareti. Il bolo quindi viene allungato con apposite pinze, sempre facendolo ruotare attaccato alla canna in appoggio su sostegni del banco di lavoro, fino a che arriva il momento di iniziare la soffiatura: questa viene realizzata alternandola al lavoro di modellazione con strumenti secondo tempistiche e modalità che dipendono dall’oggetto che si deve produrre. Una volta realizzato il “contenitore” soffiato, lo si avvia alla ricottura e nel frattempo il maestro vetraio inizia la lavorazione di eventuali manici e gambi. Ultimati, gambi e manici vengono attaccati a caldo sul corpo del contenitore, controllando allineamento e simmetria del complesso, quindi l’oggetto viene definitivamente sottoposto a ricottura.

La soffiatura in stampo viene usata per conferire agli oggetti forme particolari.

Filigrana

Una tecnica decorativa tra le più raffinate è la filigrana.

L’effetto filigrana viene ottenuto a partire dal normale vetro in bolo destinato a soffiatura e da un insieme di bacchette appositamente filate contenenti lattimo e vetro colorato. Le bacchette si formano prelevando un bolo di vetro colorato o lattimo, passandolo sul bronzin fino a conferirgli una forma conica, immergendolo quindi in un crogiolo contenente il fuso di vetro trasparente, e ripetendo il passaggio sul bronzin. Quindi si attacca all’estremità, opposta a quella della canna di levata, una seconda canna e due operatori tirando con loro le canne si allontanano in direzioni opposte stirando così il bolo in una lunga bacchetta, che avrà l’anima colorata e un mantello esterno trasparente. Dopo raffreddamento, vengono tagliate bacchette di dimensioni opportune, e vengono ordinate affiancate su una piastra che viene posta in forno fino al raggiungimento della temperatura di fusione: la piastra viene estratta e un bolo di vetro trasparente già lavorato al bronzin viene fatto rotolare su di essa in modo che le bacchette aderiscano all’esterno. Questo cilindro coperto da bacchette di vetro viene ulteriormente riscaldato e lavorato al bronzin, fino a che, dopo averne strozzato con le pinze una estremità, si sottopone alla soffiatura.

Murrina

Altra tecnica molto utilizzata  è il vetro murrina. La lavorazione a murrina prevede innanzitutto la produzione delle canne come quelle descritte per la filigrana: un bolo iniziale che sarà l’anima della canna, viene lavorato al bronzin fino ad ottenere una forma cilindrica, quindi viene rivestito con uno strato di vetro di colore diverso che per mezzo di uno stampo assume una forma con sezione a stella. Quindi si aggiungono strati successivi che vengono lavorati e sagomati a piacere, in funzione della simmetria che si desidera, fino al rivestimento esterno con l’ultimo strato. Il cilindro ottenuto viene continuamente lavorato al bronzin fino a che, saldata una canna all’estremità libera del cilindro, questo non viene tirato da due operatori che lo trasformano in una canna lunga e dal diametro minimo, ma con il disegno interno intatto. A canna viene tagliata in rondelle di altezza che va da 10 a 20 mm, che costituiscono appunto le murrine. Questi dischetti costituiscono la base della composizione che permetterà di arrivare al manufatto: selezionati e puliti, vengono disposti su una piastra di refrattario, riempiendo gli spazi rimasti dall’affiancamento delle forme circolari, con spezzoni di bacchette di vetro e quindi posti in forno fino a che inizia l’adesione per fusione dei singoli elementi.

Vetro Cristallo e Lattimo

Due prodotti in vetro del Quattrocento veneziano sono il cristallo e il lattimo.

Il vetro cristallo è un materiale dotato di particolare trasparenza, realizzato per primo dal veneziano Angelo Barovier: tale trasparenza veniva ottenuta utilizzando materie prime di particolare purezza.

Il lattimo è un vetro opaco, lattiginoso, ottenuto aggiungendo la calcina a una miscela di piombo e stagno. Attualmente si ottiene per aggiunta di cristalli di fluoruro di calcio e sodio che realizzano l’effetto opacizzante perché si disperdono nel vetro durante il raffreddamento.

Calcedonio

Altro prodotto vetroso opaco è il cosiddetto “calcedonio”. Tale vetro veniva ottenuto portando a fusione una miscela di rottame di vetro opale e trasparente e aggiungendo al fuso in tempi successivi nitrato d’argento, ossido di cobalto, bicromato di potassio e altri sali. Ultimate le aggiunte si portava il fuso a temperatura di lavorazione e si ottenevano prodotti che somigliavano al minerale siliceo detto appunto calcedonio, utilizzato come pietra ornamentale.

Avventurina

Un prodotti tipico del XVII secolo è  “l’avventurina”.

L’avventurina è un vetro trasparente in cui sono omogeneamente dispersi cristalli di rame precipitati durante il raffreddamento del fuso. Pare che il prodotto sia stato scoperto per caso, per un errore della preparazione della miscela. Viste le difficoltà di ottimizzare l’effetto di lucentezza metallica, la sua realizzazione era considerata una “avventura”, da cui la denominazione del prodotto.

Vetro Ghiaccio

Una tecnica risalente al XVI secolo è la lavorazione “vetro ghiaccio”, manufatto la cui superficie risulta irregolarmente coperta di screpolature, pur mantenendo le sue caratteristiche di trasparenza. L’effetto si ottiene inserendo il semilavorato proveniente dalla soffiatura in acqua fredda e riportandolo subito a riscaldamento per richiudere le screpolature superficiali. Una volta stabilizzato l’effetto superficiale, il pezzo viene soffiato e lavorato fino alla forma desiderata.

Lavorazioni tipiche del XX secolo sono l’incalmo, il vetro pulegoso e il vetro sommerso.

Incalmo

L’incalmo è la tecnica che permette di realizzare pezzi composti di due parti di diversi colori: i due singoli elementi vengono lavorati separatamente e quindi uniti, mediante “incalmo” appunto, ovvero facendo aderire e saldando il bordo delle due estremità. La tecnica è molto delicata perché sul pezzo ultimato non deve essere visibile il punto di unione, e per questo le due parti devono essere lavorate in modo che i bordi da saldare combacino perfettamente.

Il vetro sommerso

La tecnica del vetro sommerso permette di realizzare pezzi di notevole spessore che conferiscono il senso di profondità dell’oggetto. Un primo bolo di vetro viene lavorato e soffiato fino a conferirgli un primo abbozzo della forma finale, quindi viene immerso in un crogiolo contenente vetro trasparente ed estratto facendo gocciolare l’eccesso. Il pezzo viene lavorato eventualmente anche con applicazioni e quindi può nuovamente essere rivestito e soffiato. Giocando su trasparenza e colorazione degli strati successivi si ottiene l’effetto di rilievo e profondità.

Il vetro pulegoso

Il vetro pulegoso ha una caratteristica opacità dovuta alla presenza nella massa di un numero molto elevato di bollicine di dimensioni diverse; viene ottenuto aggiungendo sostanze organiche che decomponendosi liberano bolle di gas.