Decorazioni

Le decorazioni potevano essere fatte mediante incisione, intaglio, applicazioni, lavorazione superficiale mediante pinze.

Le incisioni venivano fatte con punteruoli o alla ruota: in particolare le decorazioni altro rilievo, venivano effettuate lavorando a risparmio un vetro di notevole spessore, con motivi decorativi che si ispiravano ad elementi della natura o geometrici.

Le applicazioni consistevano nel far aderire a caldo filamenti o pezzetti di vetro sulla superficie degli oggetti: filamenti colorati avvolti a spirale intorno al vaso, come erano già utilizzati nel secondo millennio avanti Cristo, oppure potevano essere intrecciati o distribuiti in curve sinuose, mentre le scaglie o pezzetti di vetro potevano essere lievemente saldati a caldo, restando tuttavia sporgenti oppure essere appiattiti e fusi fino a diventare una macchia colorata. In particolare la decorazione ad effetto gocce veniva realizzata applicando pezzetti di vetro sulla superficie del vaso prima di soffiarlo, mediante il riscaldamento si realizzava una fusione nel punto di attacco e la soffiatura deformava le applicazioni conferendo loro la forma di goccia allungata.

Altra decorazione che si otteneva mediante applicazione, successiva alla lavorazione a caldo, è la piumatura: strisce di vetro colorato opaco applicate alla superficie del vaso durante la rotazione e soffiatura si allungano assumendo una forma spiraliforme.

Una decorazione che veniva eseguita rapidamente era la pinzettatura, che consisteva nel tirare dalla superficie di vetro ancora calda delle escrescenze, che potevano essere successivamente rifinite.

 

Il XVI secolo è caratterizzato dall’introduzione di una tecnica decorativa tra le più raffinate: la filigrana.

L’effetto filigrana viene ottenuto a partire dal normale vetro in bolo destinato a soffiatura e da un insieme di bacchette appositamente filate contenenti lattimo e vetro colorato. Le bacchette si formano prelevando un bolo di vetro colorato o lattimo, passandolo sul bronzin fino a conferirgli una forma conica, immergendolo quindi in un crogiolo contenente il fuso di vetro trasparente, e ripetendo il passaggio sul bronzin. Quindi si attacca all’estremità, opposta a quella della canna di levata, una seconda canna e due operatori tirando con loro le canne si allontanano in direzioni opposte stirando così il bolo in una lunga bacchetta, che avrà l’anima colorata e un mantello esterno trasparente. Dopo raffreddamento, vengono tagliate bacchette di dimensioni opportune, e vengono ordinate affiancate su una piastra che viene posta in forno fino al raggiungimento della temperatura di fusione: la piastra viene estratta e un bolo di vetro trasparente già lavorato al bronzin viene fatto rotolare su di essa in modo che le bacchette aderiscano all’esterno. Questo cilindro coperto da bacchette di vetro viene ulteriormente riscaldato e lavorato al bronzin, fino a che, dopo averne strozzato con le pinze una estremità, si sottopone alla soffiatura.

Varianti del vetro a filigrana sono la filigrana a reticello e a retortoli.

Il primo si ottiene a partire da due cilindri coperti di canne che vengono ritorti singolarmente in due versi opposto e quindi infilati uno nell’altro e soffiati, in modo che la sovrapposizione delle due filigrane deformate in direzioni opposte realizzi l’effetto di una fitta reticolatura.

La filigrana a retortoli si realizza come le precedenti, ma partendo da canne contenenti fili di vetro colorato ritorti uno intorno all’altro. Tali canne si preparano partendo da canne contenenti fili di lattimo e colorati: vengono disposte, secondo l’ordine previsto per la particolare decorazione che deve risultare, su una piastra di refrattario, e sottoposte a riscaldamento, quindi su di esse viene fatto rotolare un bolo di vetro trasparente precedentemente lavorato al bronzin. Secondo lo stesso procedimento di prima i due operatori si allontanano tirando in direzioni opposte ma contemporaneamente impongono al materiale un moto torsionale.

Per quanto riguarda le decorazioni nel XVII secolo, grazie anche all’evoluzione della tecnica di lavorazione delle pietre dure, si sviluppano nuovi sistemi di incisione che utilizzano una ruota di rame montata su un tornio.

I vetrai veneziani a metà del XIX secolo, per imitare gli antichi vasi, ripresero a produrre il vetro murrina. La lavorazione a murrina prevede innanzitutto la produzione delle canne come quelle descritte per la filigrana: un bolo iniziale che sarà l’anima della canna, viene lavorato al bronzin fino ad ottenere una forma cilindrica, quindi viene rivestito con uno strato di vetro di colore diverso che per mezzo di uno stampo assume una forma con sezione a stella. Quindi si aggiungono strati successivi che vengono lavorati e sagomati a piacere, in funzione della simmetria che si desidera, fino al rivestimento esterno con l’ultimo strato. Ilcilindro ottenuto viene continuamente lavorato al bronzin fino a che, saldata una canna all’estremità libera del cilindro, questo non viene tirato da due operatori che lo trasformano in una canna lunga e dal diametro minimo, ma con il disegno interno intatto. A canna viene tagliata in rondelle di altezza che va da 10 a 20 mm, che costituiscono appunto le murrine. Questi dischetti costituiscono la base della composizione che permetterà di arrivare al manufatto: selezionati e puliti, vengono disposti su una piastra di refrattario, riempiendo gli spazi rimasti dall’affiancamento delle forme circolari, con spezzoni di bacchette di vetro e quindi posti in forno fino a che inizia l’adesione per fusione dei singoli elementi.